Donne in vista

Donne o Sirene – Intervista a Elisabetta Trevisan

Ho sempre trovato magnetiche le figure femminili dipinte da Elisabetta Trevisan, una delle illustratrici e pittrici italiane più spettacolari.
Mi ha colpito soprattutto la scelta di ritratti esclusivamente femminili e lei, con la consueta gentilezza, ci ha concesso una breve intervista.

Sono nata a Merano, all’età di sei anni la mia famiglia si è trasferita in Veneto, in provincia di Padova.
Lì ho frequentato il liceo artistico.
Ora da molti anni vivo a Treviso, splendida cittadina.
Non so cosa di preciso mi ci abbia portato: potrei dire che è per coerenza chiamandomi Trevisan!
La verità è che ovunque ci sia il mio tavolo da disegno e i miei colori, lì è casa mia

Come ti sei accostata alla pittura e da quanto dipingi?

Avevo due o tre anni quando mio padre mi teneva sulle ginocchia, mentre illustrava o disegnava fumetti (il padre è uno storico illustratore e fumettista italiano, NdE.). Guardavo srotolarsi sotto la sua penna mille storie affascinanti.
Il mio sguardo correva spesso alla bellissima scatola di matite ordinate per sfumature, meglio dell’arcobaleno, solo alle medie son riuscita ad agguantarle.
Ho cominciato come tutti i bambini da piccolissima ma non ho ancora smesso. Disegnavo di nascosto a scuola, durante ogni lezione,alle elementari ed alle medie. I disegni mi venivano sottratti, tutti, immancabilmente; era la mia merce di scambio.
Io poco simpatica, piuttosto solitaria, avevo così un modo per comunicare con gli altri: regalare disegni.
Al liceo artistico finalmente disegnare era lecito, ma i disegni facevano la stessa identica fine.
Hai seguito studi classici o una tua strada personale?

Ultima Persefone

Ultima Persefone

Dopo il liceo artistico, sono stata a bottega da mio padre. Forse, per quel che riguarda imparare a muoversi nell’ambiente, avere un indirizzo, sarebbe stato meglio essere seguita da un professore; forse avrei dovuto fare l’accademia come tutti o quasi.

Ritengo un privilegio aver avuto un insegnante tutto per me, soprattutto per il colore che al liceo era vietato.
Da mio padre ho imparato ad usare la tempera ed altre tecniche. La tempera resta il mio modo preferito, però.
Non so come mai ci siano così pochi pittori che la usano.
Non so con chi condividere discorsi utili sulla tecnica,mi sento un po’ sola, a dire il vero, perché la tempera è stata sostituita dall’acrilico,che non è altrettanto bello.
Non si finisce mai di imparare: quindi la propria strada va trovata.
Una volta dominata una tecnica, deve subentrare uno stile personale e riconoscibile.
Questo nel mio caso è il risultato degli sforzi di camuffare le mie carenze, gli inevitabili errori che si presentano ogni volta ed ogni volta: la soluzione diventa stile, credo.

Nelle tue opere molti dei soggetti sono donne: secondo te ha un senso parlare di “arte al femminile”?

Lady Tropeolanum di Elisabetta Trevisan

Lady Tropeolanum

A ben guardare, che l’autore sia maschio o femmina, spesso il soggetto dell’opera è femminile, da sempre.

Per la mia pittura, nelle mie intenzioni, la figura femminile diventa – e ben si presta – a rappresentazione di simboli e di miti dell’intima relazione tra l’umano e la natura.

Devo dire che la tendenza anche tra i curatori a confezionare mostre esclusivamente di donne, non mi convince del tutto: non amo i ghetti né le gabbie, per quanto dorate.

La metterei diversamente: più mi guardo attorno, ad esempio e più vedo donne brave e uomini banali. La donna ha un’emotività più complessa: su questo non si discute, si sa.

Nell’arte, oltre all’immagine, ci deve essere qualcosa di più profondo, altrimenti è mestiere. Ne consegue che se una pittrice fruga bene dentro se stessa ed è disposta a soffrire sopra quello che dipinge, di solito il risultato è migliore.

  Quindi c’è una sensibilità, un approccio diverso, forse più interiore  magari meno  “inquadrato”?

Meno superficiale, sì…se non è fuffa

Ritratto di donna

Ritratto di donna

Ci sono anche molte pittrici però che producono banalità, no? O forse sono banalità “più piacevoli”?

Anche questo è vero. Però se confrontiamo banalità femminili o maschili, vinciamo  sempre noi.
Molti pittori, quelli più bravi, hanno una parte femminile ben risolta, accettata.
In genere, loro puntano di più sulla tecnica. Ad ogni modo posso fare questi distinguo    solo nell’ambito della pittura, e non di tutte le arti – e solo per la pittura figurativa tra  l’altro.

Ringraziamo di cuore Elisabetta Trevisan per averci concesso questa intervista.

 

 

 

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5 thoughts on “Donne o Sirene – Intervista a Elisabetta Trevisan

  1. Bellssime le opere, bellissima l’intervista, breve ma per nulla scontata. Complimenti a tutte e due e grazie per avere condiviso questo con noi!
    Adesso vado a fare qualche ricerca in piú su Elisabetta Trevisan sul web.

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  2. Anch´io apprezzo molto il tuo lavoro. Perché le donne siano quotate meno degli uomini, e perché nel 2014 siano sempre così poco presenti come protagoniste nel mondo dell´arte é un argomento molto attuale. Lipsia, famosa oltre che per la musica e anche per i suoi artisti non presenta molte figure femminili. Credo che le uniche a poter cambiare le cose siamo noi stesse. Chi gestisce gallerie d´arte, chi cura le mostre d´arte sono soprattutto donne. Perché non si occupano loro di sostenere il lavoro delle donne così come quello degli uomini ? Perché noi donne come pubblico non ci lamentiamo se alle mostre non esistono quasi presenze femminili?
    Partiamo da noi stesse.

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  3. Vidi le sue opere per la prima volta nel sito di equilibriarte. Posso dire che Elisabetta è l’artista donna italiana che adoro di più in assoluto. La seguo con molta attenzione dal momento che ho conosciuta la sua arte e cerco sempre di imparare qualcosa da lei anche se il mio modo di dipingere e diverso. Nella sua arte ce eleganza, mistero e fascino. Dipingere la figura della donna e un po come scoprirsi ogni volta o denudarsi di tanti pensieri o emozioni, e lei ci riesce alla grande.
    Grazie Elisabetta per tutte le belle emozioni che ci regali ogni volta con le tue opere.
    con stima e affetto
    Anila

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