Esperienze/Notizie

Teresa, la signora italiana che a 83 anni ha deciso di trasferirsi a Lipsia

Ho saputo di lei poco tempo fa. Un amico mi disse che a Lipsia si era trasferita un’anziana signora proveniente dall’Italia. L’aveva incontrata in occasione di un meeting organizzato dall’associazione “Italiani a Lipsia” in compagnia del figlio.

Dopo qualche ora il figlio decise di rientrare mentre Teresa rimase a godersi la serata fino a notte inoltrata. Caspita! Ho pensato, a 83 anni ha tutto il mio rispetto e la mia ammirazione! Vivo a Lipsia da quasi 20 anni e non mi era ancora capitato di sentire che una signora di 83 anni decide di trasferirsi qui senza conoscere nulla del posto e neanche la lingua.

La contattai e le chiesi se era disposta a raccontare la sua storia per il Blog “Le donne visibili”. Lei accettò volentieri.

Ecco la sua storia.

Teresa nacque nel 1932 in provincia di Torino, frequentò la scuola fino a 12 anni, poi si mise a lavorare. Furono anni duri, la guerra era appena finita e per andare a scuola sarebbe dovuta andare a da Torino. Il viaggio era troppo pericoloso. I soldati della “liberazione” provenienti dalla Polonia, Russia, U.S.A, Inghilterra erano ovunque e per una ragazzina sarebbe stato estremamente pericoloso girare da sola. Sua zia le insegnò il lavoro della maglierista. Dopo qualche anno decise di lavorare in proprio con sua cugina.

Suo padre faceva l’elettricista presso la SIP. Durante il fine settimana faceva l’autista per arrotondare lo stipendio. Quando iniziò la guerra trovò lavoro presso la FIAT che all’epoca produceva motori per l’esercito. Aveva avuto un buon intuito perchè così facendo evitò di partire per la guerra. Prima del matrimonio sua madre aveva lavorato in un lanificio. Quando si sposò smise di lavorare. Nonostante non ci fossero mai soldi a sufficienza, suo padre preferì che lei si dedicasse solo alla famiglia.

A 15 anni conobbe il suo futuro marito durante una gita in montagna organizzata dal CAI. Dopo sei anni si fidanzarono e decisero di sposarsi. Per una donna di quella generazione l’età massima da matrimonio erano i 20 -21 anni. Dopo si era viste come Zitelle.

Il marito lavorò come meccanico di precisione. I primi anni del loro matrimonio li passarono in Piemonte vicino alla famiglia di lei. Il rapporto tra marito e genitori divenne in poco tempo insostenibile. Teresa gli propose di trasferirsi altrove.

In Svizzera, a Fribourg, un impresa cercava un meccanico. Il marito si presentò al colloquio di lavoro e fu assunto subito. Dopo sei mesi la moglie lo raggiunse con il figlio di 18 mesi. All’inizio vissero in 3 in una stanza in subaffitto poi si trasferirono in un piccolo appartamento. Da Fribourg passarono a Losanna. Rimasero lì 54 anni. Non vollero più tornare in Italia. Teresa trovò lavoro in una lavanderia. Qualche anno fa suo marito morì. La scelta di trasferirsi a Lipsia fu del tutto casuale.

Dopo la morte di mio marito Teresa decise di vendere tutto ciò che aveva e trasferisi presso il figlio che da tempo viveva con la famiglia a Berlino. I prezzi delle case berlinesi erano diventati impossibili. A Lipsia trovarono ciò che cercavano: due appartamenti nello stesso palazzo ad un prezzo accettabile.

Avendo vissuto nella Svizzera francese Teresa non ebbe l’occasione d’imparare il tedesco.

Oggi frequenta un corso di lingue per imparare sia l’inglese che il tedesco.

Lei stessa afferma:

“Lipsia è una bella città, pulita che da tante opportunità. Se dovessi guardare indietro la mia esperienza da immigrata italiana in Svizzera posso dire che solo una volta mi sono sentita trattare male. Cercavamo casa e il nostro affittuario mi sputò sui piedi. A parte questo episodio il mio rapporto con gli svizzeri è sempre stato buono. Posso dare alcuni consigli:

1.Siate educati, se qualcuno vi fa uno sgarbo ignoratelo non per paura ma perchè così mostrerete che siete più educati di lui.

2.Ognuno ha le sue abitudini, tu rispetti le loro, loro rispetteranno le tue.

3. Abbiate pazienza, non dovete pretendere tutto e subito

4.Conflitti tra religioni diverse ci sono e ci saranno sempre. Bisogna distinguere tra chi viene per sua scelta e chi viene perchè costretto. La condizione del rifugiato è la condizione peggiore che si possa immaginare. È necessario capirli. Noi italiani in Svizzera non eravamo rifugiati anche se spesso tanti vivevano in condizioni disperate.

Chi eredita la mentalità dei padri e non la vuole o non la può cambiare per una questione ancestrale, sarà difficile pretendere da costoro una integrazione. Saranno necessarie più generazioni. I genitori, specie le madri hanno un ruolo fondamentale sui figli, loro, più di chiunque altro, possono fare da ponte tra i loro figli e il paese ospitante.”

 

 

 

 

 

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