In un paese conservatore come l’Italia, dove fino ai primi anni ’60 i magistrati potevano essere solo uomini, l’unica autorevolezza di cui poteva godere una donna è sempre stata (e forse è tutt’ora) quella materna. Siamo anche in buona compagnia, d’altronde – se pensiamo che gli Stati Uniti e perfino la Francia non hanno mai avuto una presidente.
Per fortuna, i tempi sono cambiati. O no?
Per un accavallarsi di fenomeni di massa più che noti, viviamo adesso in un contesto sociale globale per lo più sensibilizzato alla questione della presenza delle donne in ambito pubblico e privato.
Quindi il problema di “una donna al Quirinale” forse è un falso problema. Avverrà, succederà, magari questa settimana o fra 7 anni, ma avverrà. Meglio prima che dopo, però! Quindi, perché non il 24 gennaio 2022?

Il vero nocciolo della questione è che non dev’essere una donna qualsiasi.
Pensiamo alle donne in politica che hanno più successo attualmente in Europa: sono molto diverse fra loro. Pensiamo all’Europa stessa, governata ormai da donne, tutte di centrodestra: chi si presenta con qualche apertura progressista, come von der Leyen, chi appare decisamente più conservatrice, come Metsola.
Pensiamo alle altre donne leader politiche in Europa, molte di queste ultranazionaliste (per non dire neofasciste), come le tristissime: Marine Le Pen, Giorgia Meloni, Beatrix von Storch, per fare solo alcuni nomi di donne anti-donne. A proposito, pare che le donne leader di sinistra siano delle mosche bianche.
Dove sono? Qualcuno le ha nascoste?
Noi non vogliamo una donna qualsiasi, non vogliamo una donna campionessa di uno status quo che non è più sostenibile, perché non esiste più – vogliamo una donna presidente che stia dalla parte dei diritti delle donne e che auspichi le riforme necessarie per raggiungerli.
Una donna che promuova una società laica e finalmente non basata sulle (presunte) differenze di genere.
Una donna che si sia battuta per il diritto non solo delle donne, ma di tutte e tutti di decidere della propria vita e del proprio corpo, ad esempio.
Una donna che si batta per far accedere donne competenti e autorevoli e altrettanto femministe ai posti di comando. Una donna laica e internazionale, che sia in grado di interloquire allo stesso livello con le sue omologhe estere – autorevole, libertaria e garantista dei diritti di tutte e tutti.
Ma non vogliamo aspettare una candidata perfetta o ideale. D’altronde, nessun uomo lo è mai stato.
Eleggiamo una presidente adesso.
Una donna, capace e femminista, che al di là dei partiti faccia tutto il possibile per tutte e tutti.

La domanda che ci poniamo è semplice:
Che tipo di persona vorremmo avere come presidente? Noi donne rappresentiamo più della metà della popolazione in Italia. Chi dovrebbe rappresentarci come maggioranza assoluta? Questa volta è il turno di una donna. I tempi per avere una donna alla presidenza in Italia sono più che maturi.
Donne candidate ce ne sono. Ma quale donna rappresenta oggi l’Italia del 21esimo secolo? Quale delle donne candidate è una donna contemporanea, con esperienza ma proiettata verso un futuro che mai come oggi è estremamente fragile, una donna sensibile ai temi reali e concreti che donne e uomini oggi devono affrontare?
I problemi in Italia sono tanti, quelli più urgenti sono:
- Disparità di genere, che ancor più che in altri paesi europei rappresenta un grande ostacolo per avere un’economia stabile e dinamica. Le donne che non lavorano o che lavorano ma guadagnano poco rispetto ai loro colleghi maschi pur avendo gli stessi compiti, impoveriscono tutt*, anche le casse statali!
- Corruzione. Un vero e proprio “cancro” in qualsiasi campo. Fa perdere creatività, tempo, energia e alla fine anche vantaggi economici. La corruzione dà assuefazione e ammala: è paralizzante.
- Inquinamento ambientale. La salvaguardia dell’ ambiente va concretizzata. Nessun essere umano può trarre profitto da un mondo inquinato, desertificato e in parte destinato a scomparire a causa dell’innalzamento del livello del mare.
- Immigrazione. Si tratta di qualcosa che noi italiane conosciamo bene perché non esiste una famiglia italiana che non abbia un nonno o una bisnonna immigrata. Perché tante di noi hanno voluto o dovuto cambiare paese. Reagire con forza e con toni intimidatori non serve a nulla. Le persone in movimento non sono un problema ma una sfida da gestire che può essere solo gestita come comunità. Non la “vince” un partito o una presidente da sola. È insieme alla crisi climatica la sfida più grande da affrontare. Una sfida da affrontare insieme.
- Povertà. Abitativa, educativa, culturale e materiale. Un problema che deriva anche da tutti gli altri e che si è solo acuito con la pandemia. Abbiamo bisogno di una presidenza che si occupi di colmare le disuguaglianze con una maggiore diffusione di servizi pubblici e una più equa distribuzione delle tasse e una lotta decisa all’evasione.
Quindi chi occuperà la poltrona della presidenza oltre ad essere una donna, deve essere una donna forte, che sappia ascoltare tutt*, che abbia rispetto per tutt*, e che cerchi di trovare soluzioni proiettate verso il futuro. Moderna, contemporanea, solidale e costruttiva.
Abbiamo letto le biografie di coloro che sono state presentate come possibili candidate, perché non vogliamo aspettare il momento ideale, la persona perfetta. Vogliamo il cambiamento ora. Tra i nomi presentati, Elisabetta Belloni, Rosy Bindi e Anna Finocchiaro ci sembrano quelle che potrebbero rappresentarci tutt* oggi.
Siamo perfettamente in linea! Non basta che sia donna, ma che sia dalla parte delle donne
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