Il primo pensiero che abbiamo avuto, qui alle Donne Visibili, è stato quello di dedicare questo 8 marzo alle donne ucraine, la cui vita è stata fatta a pezzi dall’invasione russa.
A quelle che cercano di lasciare il paese.
A quelle che vivono da lontano il terrore per i propri cari rimasti.
A quelle che lo vivono nelle proprie case oppure trovando rifugio nelle gallerie del metrò.
A quelle che hanno imbracciato le armi e combattono.
A quelle che non vogliono o non possono partire.
A quelle che sono già morte.
A quelle che hanno visto i cadaveri delle proprie amiche, compagni, figli… I cadaveri delle proprie vite.
A quelle che già pensano a cosa ricostruire e come.
Ci sono alcune cose che possiamo fare tutte, noi donne in rete. Donare quello che possiamo, as esempio alla Croce Rossa. Donare tempo e accoglienza. Non restare in silenzio, online e nelle piazze.
Possiamo anche impegnarci contro la disinformazione, perché è una guerra che si combatte anche online, inquinando le coscienze di molte e di molti. Con calma e pazienza parliamo solo di notizie verificate.

Ma c’è un’altra cosa che possiamo fare: non dimentichiamoci che sono nostre sorelle anche le donne russe, il loro governo non le rappresenta. Non rappresenta ad esempio le femministe che sono oppresse da decenni nella Russia di Putin e che adesso sono in prima linea per la pace. Immaginate la loro solitudine in un mondo che le opprime.
Se usciamo a manifestare a Bruxelles, a Lipsia o Berlino, potremmo tornare a casa infreddolite.
Se lo facessimo a Mosca, non sapremmo se e quando potremo mai tornare a casa, come è successo alle manifestanti in questi giorni.
Il nostro impegno è non dimenticarci di loro.
Non possiamo dimenticarle. Non so come facciano
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